Restrizioni di Età nella Procreazione Medicalmente Assistita: Normative e Implicazioni
In Italia, l’accesso alle tecniche di Procreazione Medicalmente Assistita (PMA) è soggetto a limitazioni di età che variano significativamente a seconda della regione. Questa situazione è destinata a cambiare con l’implementazione dei nuovi Livelli Essenziali di Assistenza (LEA), prevista originariamente per il 1° aprile 2024 ma posticipata al 2025. Secondo la normativa attuale, il limite di età per accedere alla PMA sarà uniformemente fissato a 46 anni in tutto il territorio nazionale, sia per le procedure omologhe che eterologhe.
Attualmente, le variazioni regionali sono notevoli, con alcune regioni che permettono l’accesso alla PMA fino ai 43 anni per gli uomini e le donne, mentre altre estendono questo limite fino ai 46 anni o addirittura ai 50 anni per le donne in Veneto, dove il limite per gli uomini raggiunge i 65 anni. Queste differenze riflettono l’assenza di una politica nazionale coesa fino all’introduzione dei LEA.
La decisione di stabilire limiti di età è influenzata dall’efficacia delle tecniche di PMA, che diminuisce con l’età. I dati del Policlinico di Milano mostrano che le possibilità di successo per una donna sotto i 32 anni sono del 44%, ma calano drasticamente al 9% per le donne vicine al limite di età di 45 anni. La PMA non solo è limitata dall’età ma anche dalle capacità finanziarie delle coppie, dato che i trattamenti possono essere molto costosi, con costi che variano tra i 5.000 e i 10.000 euro per ciclo, a seconda della regione e del tipo di trattamento.
Di questo tema se n’è parlato in un articolo pubblicato su nostrofiglio.it
A livello europeo, la situazione è altrettanto variegata, con alcuni paesi che non impongono limiti di età, mentre altri, come Finlandia e Paesi Bassi, stabiliscono un limite massimo di 40 anni. In contrasto, nazioni come Spagna, Grecia ed Estonia permettono l’accesso alla PMA fino ai 50 anni.
Il dibattito sui limiti di età nella PMA solleva questioni sia mediche che etiche, riflettendo la tensione tra desiderio di genitorialità e le limitazioni biologiche e mediche. L’evoluzione delle normative, in particolare l’attuazione dei LEA, mira a creare un quadro più equo e accessibile, ma presenta anche la sfida di bilanciare i costi e l’efficacia delle cure in un contesto di risorse sanitarie limitate.
Questa vicenda non solo mette in luce le sfide legali ed etiche legate alla conservazione e all’uso postumo dei gameti ma solleva anche domande sul diritto delle persone di decidere il destino del proprio materiale genetico dopo la morte.
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