Età paterna e fecondazione eterologa: un fattore spesso sottovalutato
L’età paterna e la fecondazione eterologa sono un fattore preso poco in considerazione. Quando si parla di fertilità, l’attenzione si concentra quasi sempre sull’età della donna. Tuttavia, anche l’età dell’uomo gioca un ruolo determinante, soprattutto nei percorsi di fecondazione eterologa con ovociti da donatrici giovani. Un recente studio multicentrico ha analizzato oltre 1.700 cicli di PMA in Italia e Spagna, dimostrando come la paternità oltre i 45 anni sia associata a un aumento del rischio di aborto e a tassi di natalità inferiori.
Ad attirare la nostra attenzione in merito a questa notizia è un articolo pubblicato su agipress.it
I risultati indicano che gli uomini con più di 45 anni presentano un’incidenza di aborto del 23,8%, rispetto al 16,3% nei partner più giovani. Anche la probabilità di ottenere una nascita cala: dal 41% al 35,1%. Nonostante l’uso di ovociti giovani, quindi, l’età maschile resta un parametro chiave.
Lo studio sottolinea l’importanza di valutare in modo approfondito la salute riproduttiva maschile anche nei trattamenti eterologhi. Il team di ricerca sta inoltre indagando gli effetti dell’età paterna sulla salute a lungo termine del nascituro, con particolare attenzione ai disturbi dello sviluppo neurologico.
Per le coppie che affrontano un percorso riproduttivo in età avanzata, questo rappresenta un punto di riflessione fondamentale: non è solo l’età della donna a contare e le strategie terapeutiche devono essere sempre personalizzate anche in base al profilo paterno.
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