Screening genetico per l’intelligenza? Un tema delicato tra scienza e bioetica

Screening genetico per l’intelligenza? Un tema delicato tra scienza e bioetica

Negli Stati Uniti, alcune startup hanno iniziato a proporre servizi di screening genetico, di selezione embrionale, basati su profili genetici complessi, tra cui quelli legati a tratti come l’intelligenza. La possibilità di scegliere l’embrione “più promettente” dal punto di vista cognitivo sta generando un acceso dibattito tra scienza ed etica. Al centro della discussione c’è il presunto uso di algoritmi predittivi basati su database genetici internazionali, capaci – secondo i promotori – di selezionare embrioni con un potenziale QI più alto.

Ad attirare la nostra attenzione in merito a questa notizia è un articolo pubblicato su wired.it

Tuttavia, la comunità scientifica rimane molto cauta: l’intelligenza è influenzata da una combinazione complessa di fattori genetici, ambientali, educativi e sociali. Non esistono al momento strumenti affidabili in grado di garantire una previsione accurata del quoziente intellettivo futuro di un embrione. I tentativi di “ottimizzare” la selezione embrionale sollevano preoccupazioni profonde legate all’eugenetica, alla discriminazione e al rischio di scelte sbilanciate, prive di basi scientificamente solide.

In Europa, normative più restrittive vietano interventi di questo tipo, promuovendo invece un uso responsabile della genetica riproduttiva. Nei centri seri di PMA si lavora per tutelare la salute riproduttiva e il benessere delle coppie, concentrandosi su prevenzione, diagnosi e trattamenti efficaci. La scienza della fertilità deve rimanere al servizio delle persone, non delle ambizioni genetiche.

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