Cos’è il pick-up ovocitario e perché è un momento chiave nella PMA
Il pick-up ovocitario (noto anche come prelievo ovocitario o aspirazione follicolare) rappresenta una delle fasi più importanti nel percorso di fecondazione assistita, in particolare nei cicli di FIVET o ICSI. Si tratta del momento in cui gli ovociti maturi vengono prelevati dalle ovaie della paziente, in seguito alla stimolazione ormonale, per essere poi fecondati in laboratorio.
Questa procedura è breve, sicura e svolta sotto guida ecografica, ma richiede una preparazione accurata e una gestione medica personalizzata.
Quando si effettua il prelievo ovocitario?
Il pick-up viene programmato circa 34–36 ore dopo la somministrazione dell’ormone hCG, che induce la maturazione finale degli ovociti. Tempismo e precisione sono fondamentali: il prelievo deve avvenire prima dell’ovulazione spontanea, altrimenti gli ovociti potrebbero non essere più disponibili.
Come si svolge il pick-up ovocitario?
L’intervento si esegue in regime ambulatoriale, in anestesia locale o leggera sedazione, e ha una durata media di 15–20 minuti. Le fasi principali sono:
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Preparazione della paziente: digiuno, controllo dei parametri vitali, anestesia.
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Introduzione della sonda ecografica transvaginale: dotata di un ago sottile collegato a un sistema di aspirazione.
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Aspirazione del liquido follicolare: il medico aspira i follicoli che contengono gli ovociti maturi.
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Consegna al laboratorio di embriologia: gli ovociti vengono isolati e selezionati per la fecondazione.
Dopo la procedura, la paziente riposa per un breve periodo ed è solitamente dimessa in giornata.
Il giorno del pick-up: cosa aspettarsi
Il giorno del pick-up ovocitario rappresenta un passaggio delicato ma ben tollerato. I sintomi più comuni dopo l’intervento includono:
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Lieve dolore pelvico
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Gonfiore addominale
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Piccole perdite ematiche vaginali
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Sensazione di stanchezza
Questi sintomi tendono a risolversi spontaneamente in 24–48 ore. Si consiglia riposo e idratazione, evitando attività fisica intensa o rapporti sessuali nei giorni immediatamente successivi.
Cosa succede dopo il prelievo ovocitario?
Dopo il prelievo, inizia la fase di laboratorio, in cui:
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Gli ovociti maturi vengono inseminati (in FIVET) o microiniettati (in ICSI)
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Si osserva la fecondazione e lo sviluppo degli embrioni
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Dopo alcuni giorni (generalmente tra il 3° e il 5°), uno o più embrioni vengono trasferiti in utero tramite embryo transfer
Nel frattempo, alla paziente viene avviata una terapia ormonale di supporto alla fase luteale, necessaria per favorire l’attecchimento dell’embrione.
Quanti ovociti vengono prelevati?
Il numero di ovociti prelevati varia in base a:
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Risposta ovarica individuale
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Età della paziente
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Protocolli di stimolazione seguiti
In media si ottengono tra i 6 e i 15 ovociti, ma ogni caso è diverso. È importante sottolineare che non tutti gli ovociti saranno maturi o fecondabili, e non tutti porteranno allo sviluppo di embrioni idonei al trasferimento.
Rischi e complicazioni: sono frequenti?
Il pick-up ovocitario è considerato un intervento sicuro, ma come ogni procedura medica può comportare qualche rischio, tra cui:
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Infezione (rara, prevenuta con profilassi antibiotica)
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Sanguinamento pelvico
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Sindrome da iperstimolazione ovarica (OHSS), in caso di risposta ovarica eccessiva
In presenza di sintomi intensi o persistenti (febbre, dolore forte, nausea), è importante contattare subito il medico.
Il pick-up ovocitario è una tappa cruciale nei trattamenti di procreazione medicalmente assistita. Rappresenta il ponte tra la fase clinica e quella biologica del processo, dove ogni dettaglio – dal tempismo alla qualità del laboratorio – fa la differenza.