Il Diritto alla Procreazione Assistita: Benefici e Disparità nel Sistema Sanitario
Il 1° aprile segna un cambiamento significativo per la procreazione medicalmente assistita in Italia, con l’inclusione di queste tecniche nei Livelli essenziali di assistenza (LEA) del Servizio Sanitario Nazionale. Nonostante ciò, la realtà mostra una persistente diseguaglianza nell’accesso a questi servizi, evidenziando divisioni sia geografiche che economiche. Nel 2021, il 4.2% dei neonati in Italia sono nati grazie alla procreazione assistita, con un aumento significativo dei trattamenti dall’introduzione della legge 40 nel 2004. L’età media delle donne che si sottopongono a questi trattamenti è aumentata, e anche il numero di donne oltre i 40 anni che ricorrono a queste tecniche è cresciuto notevolamente.
Nonostante l’approvazione della legge 40, che regola la procreazione assistita, abbia aperto nuove possibilità per molte coppie, il sistema sanitario pubblico fatica a soddisfare la crescente domanda, aggravata da una distribuzione diseguale delle risorse e delle strutture tra il nord e il sud del Paese. Le strutture private spesso completano l’offerta, ma a costi proibitivi per molti, che possono variare da 3.500 a 10.000 euro a ciclo.
Di questo importante argomento, sul diritto alla procreazione assistita, se n’è parlato in un articolo pubblicato su scienzainrete.it
Inoltre, la procreazione eterologa, nonostante sia stata inizialmente vietata, mostra tassi di successo superiori rispetto alla omologa, con un significativo aumento dei trattamenti che utilizzano gameti donati, spesso importati dall’estero a causa della scarsa disponibilità di donatori nazionali. Questo aspetto solleva ulteriori questioni economiche, poiché i costi dei gameti stranieri sono elevati.
La legge continua a escludere le donne single e le coppie omosessuali dall’accesso alla procreazione medicalmente assistita. Queste disparità evidenziano la necessità di un dibattito continuo e di ulteriori riforme per garantire un accesso equo e universale ai trattamenti di fertilità nel contesto di un sistema sanitario che rispecchi le diverse esigenze di tutti i cittadini.
Per continuare a leggere l’articolo clicca QUI