Ecografia transvaginale: cos’è, quando si fa e perché è importante nella fertilità
L’ecografia transvaginale è un esame diagnostico ginecologico di fondamentale importanza nella valutazione dell’apparato riproduttivo femminile. Utilizzata frequentemente nei percorsi di inseminazione artificiale (IUI) e fecondazione assistita (FIVET, ICSI), consente di monitorare con precisione l’utero, le ovaie e l’endometrio, offrendo informazioni essenziali per la diagnosi e la pianificazione terapeutica.
Cos’è l’ecografia transvaginale?
Si tratta di una tecnica ecografica che utilizza una sonda sottile introdotta nel canale vaginale per ottenere immagini ad alta definizione degli organi pelvici interni. A differenza dell’ecografia addominale, permette una visualizzazione più dettagliata e ravvicinata delle strutture riproduttive, ed è poco invasiva e indolore.
L’esame viene eseguito con la vescica vuota e non richiede preparazioni particolari. La procedura dura pochi minuti ed è ben tollerata dalla maggior parte delle pazienti.
Quando viene eseguita?
L’ecografia transvaginale è indicata in diversi momenti del ciclo mestruale, in base al tipo di controllo:
Durante la fase follicolare precoce (giorni 2-5): per valutare la riserva ovarica.
Durante la stimolazione ovarica: per controllare la crescita dei follicoli.
A ridosso dell’ovulazione: per individuare il momento ideale per l’inseminazione intrauterina.
Dopo il transfer embrionale: per monitorare l’endometrio e l’eventuale attecchimento.
Viene inoltre utilizzata per indagare problemi di infertilità, cicli irregolari, sindrome dell’ovaio policistico (PCOS), presenza di fibromi o polipi e per la diagnosi precoce di gravidanza.
Perché è fondamentale nei trattamenti di fertilità
Nel contesto della procreazione medicalmente assistita, l’ecografia transvaginale è uno strumento insostituibile per:
- Valutare la riserva ovarica antrale
- Guidare le terapie ormonali in modo personalizzato
- Monitorare la risposta follicolare alla stimolazione
- Individuare l’ovulazione con precisione
- Verificare lo spessore e l’aspetto dell’endometrio
- Controllare eventuali complicanze (es. iperstimolazione ovarica)
- Diagnosticare gravidanze biochimiche o cliniche
- La sua accuratezza permette al medico specialista di adattare in tempo reale il protocollo terapeutico, aumentando le possibilità di successo del trattamento.
Come si svolge l’esame?
- La paziente viene fatta accomodare sul lettino ginecologico.
- Il medico introduce delicatamente una sonda ecografica coperta da un involucro sterile e lubrificata.
- Le immagini appaiono in tempo reale su un monitor, permettendo l’analisi dettagliata dell’utero, delle ovaie, dei follicoli e dell’endometrio.
- L’esame dura in media 5-10 minuti e può essere ripetuto più volte durante il ciclo.
L’ecografia transvaginale è dolorosa?
No. L’ecografia transvaginale è ben tollerata e non invasiva. Può generare un lieve fastidio, soprattutto nelle pazienti con ipersensibilità pelvica o infiammazioni in corso, ma non è dolorosa. In caso di dubbi, è sempre possibile parlarne con il proprio ginecologo.
Controindicazioni e limiti
L’esame è sicuro e privo di radiazioni, ma in alcuni casi può non essere indicato:
- In presenza di infezioni vaginali acute
- In caso di atrofia vaginale severa post-menopausale
- Durante le prime ore del ciclo mestruale, se il flusso è abbondante
- In questi casi si può optare per un’ecografia transaddominale temporanea.