Il Ventennale della Procreazione Medicalmente Assistita in Italia

Il Ventennale della Procreazione Medicalmente Assistita in Italia

Il ventennale della legge 40/2004 segna un momento cruciale per la Procreazione Medicalmente Assistita (PMA) in Italia, riflettendo su un viaggio evolutivo che ha permesso a numerose coppie di superare ostacoli alla fertilità. Questa legge, entrata in vigore nel marzo 2004, ha definito il quadro normativo per l’utilizzo delle tecniche di PMA, garantendo i diritti di tutti i soggetti coinvolti, inclusi i concepiti.

La PMA rappresenta un insieme di tecniche avanzate di fertilità che offrono una speranza concreta a quelle coppie che trovano la gravidanza spontanea un traguardo difficile, se non impossibile, da raggiungere. Le procedure sono categorizzate in tre livelli di complessità, dalla semplice inseminazione intrauterina fino alla fecondazione in vitro, incluse le tecniche di FIVET e ICSI, quest’ultima per situazioni di estrema necessità di prelievo chirurgico di spermatozoi.

Negli ultimi anni, la legislazione italiana ha visto importanti aggiornamenti e sentenze giurisprudenziali che hanno ampliato l’accessibilità alle tecniche di PMA, superando alcune limitazioni iniziali della legge. Nonostante un referendum nel 2005 che non ha raggiunto il quorum, sono state fatte pronunce significative per garantire l’accesso alla PMA anche a coppie con particolari condizioni genetiche.

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Recentemente, l’inclusione delle prestazioni di PMA nei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) promette di rendere queste tecniche più accessibili, garantendo la copertura da parte del Servizio Sanitario Nazionale. Questo passo avanti è destinato a favorire un aumento dell’utilizzo della PMA, offrendo una nuova speranza a molte più coppie.

In due decenni, la PMA ha permesso la nascita di oltre 217.000 bambini in Italia, testimoniando un aumento sostanziale dell’attività di PMA e della percentuale di bambini nati vivi su popolazione generale. Questo progresso è accompagnato da un cambiamento demografico, con un’età media delle donne in trattamento che è salita e una riduzione significativa del numero di embrioni trasferiti, minimizzando i rischi di gravidanze multiple.

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