Presenza di Microplastiche nei Testicoli Umani e Canini: Un Potenziale Rischio per la Fertilità

Presenza di Microplastiche nei Testicoli Umani e Canini: Un Potenziale Rischio per la Fertilità

Uno studio condotto dall’Università del New Mexico ha rilevato la presenza di microplastiche nei testicoli di uomini e cani, sollevando preoccupazioni riguardo il potenziale impatto sulla fertilità maschile. Questa ricerca ha esaminato campioni di 47 testicoli canini e 23 umani, trovando residui di plastica in ogni campione analizzato. Le microplastiche, di dimensioni inferiori ai 5 millimetri, derivano da vari prodotti di uso quotidiano come tessuti sintetici e cosmetici, oltre che da processi industriali.

Pubblicato il 17 febbraio 2024 sulla rivista Toxicological Sciences, il lavoro del team guidato dal professore Matthew Campen ha evidenziato concentrazioni di microplastiche che variano da 6,5 a 790 microgrammi per grammo di tessuto. Il tipo di plastica più comune nei tessuti testicolari umani e canini è il polietilene, utilizzato soprattutto per produrre sacchetti e bottiglie. Nei cani, è stato riscontrato anche un significativo contenuto di PVC, comunemente usato in impianti idraulici e altre applicazioni.

Ad attirare la nostra attenzione in merito a tale ricerca, è un articolo pubblicato su kodami.it

Il PVC è particolarmente preoccupante poiché è stato associato a una diminuzione del numero di spermatozoi nei cani, a causa delle sostanze chimiche endocrine-disruttive che rilascia, che possono interferire con la spermatogenesi. Questo studio suggerisce che l’aumento dell’esposizione alle microplastiche potrebbe avere gravi conseguenze sulla salute riproduttiva, sottolineando la necessità di ulteriori ricerche per comprendere meglio l’impatto di queste particelle sulla fertilità umana e animale.

La ricerca ha così evidenziato come l’inquinamento da microplastiche rappresenti una crescente minaccia ambientale, con possibili effetti nocivi non solo sull’ecosistema ma anche sulla salute riproduttiva di mammiferi inclusi gli esseri umani. Gli autori dello studio chiamano a una maggiore consapevolezza e a misure preventive per limitare il rilascio di plastiche nell’ambiente.

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